Il Terzo Aspetto

Si precisa che in questo testo i vari concetti sono adoperati senza che l’autore pretenda che questo modo di esprimerli sia, in tutti i casi, l’unico possibile.

C’è stato uno sbaglio, mi scusi, non volevo entrare, e poi tu mi hai sorriso, mi hai preso la mano, solo un brivido, un bacio, e abbiamo fatto l’amore. Ma è stato uno sbaglio.
Io non volevo.
Tu non volevi.
Le circostanze, è solo colpa delle circostanze.
Tu ti controlli, sai quello che succede e perché succede, non perdi mai la testa, nella tua vita c’è un posto preciso per ogni situazione…
Ma allora perché è accaduto tutto lo stesso?
E’ quello che ti chiedo, Francesca.
Sono questi i pensieri che ti agitano? o sono altri, inespressi, che non vuoi salgano in superficie?

Comunque, ho capito.
C’è qualcosa che non va.
Ed è così opprimente che non ti lascia libera di pensare.
Di agire.
Secondo il tuo cuore.
Perché tu mi ami, questo lo so.
E allora, perché farsi influenzare dalle emozioni?
La vita è una, e non ne abbiamo altre per verificare tutte le alternative possibili. Perché, in fondo, il punto fondamentale è quello di imparare a conoscere sé stessi. Solo la conoscenza dei nostri confini può farci vivere serenamente.

Io credo che tu ancora non abbia compreso la tua verità.
Il fatto di amare due uomini può essere in sé immorale.
E anche se ognuno di noi vive nel modo in cui la propria individualità gli consente di vivere, hai mai analizzato i tuoi sentimenti?
Sono ormai due anni che tradisci il tuo fidanzato.
E sono sempre due anni che non hai ancora preso una decisione.
Secondo me, c’è qualcosa che non torna.
Mi viene un dubbio. Abrielle mi guarda e sorride.
– Che, sei diventato un bigotto? – e ride, ride smentendo la mia presunta obiezione.
– No, ma ti chiedo un rinvio.

La prima ipotesi è che tu sia una persona “disponibile” al tradimento.
Per questo hai vissuto gli ultimi due anni in uno stato di confusione interiore: si può accettare l’idea di tradire qualcuno senza sentirsi immorali?
Ma proviamo a capovolgere il problema, perché se noi avessimo una scala di valori diametralmente opposta, tu non avresti compiuto alcuna azione immorale.
Questo è il punto dove voglio arrivare: l’immoralità esiste negli occhi di chi la vede.
Se tu per un attimo ti rendi conto di essere una persona disponibile al tradimento, allora dovresti accettare le conseguenze di questa realtà, e vivere libera da assurdi rimorsi o complessi di colpa.
Che ne dici?
…che in un mondo siffatto tutto è cinicamente permesso.

Ma veniamo alla seconda interpretazione.
L’assunto di questa ipotesi è che tu non conosca la tua natura e questa ignoranza ti porta stati di disagio e ambiguità.
La seconda ipotesi è che tu sia una persona superficiale.
Infatti, solo una persona superficiale, insensibile, potrebbe perpetuare un tradimento così a lungo.
Una tale persona si può anche rendere conto dell’immoralità della sua azione, ma non se ne dispera poi più di tanto.
Ecco perché può andare a letto con uno e con l’altro. Perché, in un certo senso, non “avverte” il problema.
Il malessere che prova è circoscritto solo alla situazione contingente, non avverte mai (o ignora) il problema nella sua interezza.
Quando, per qualche istante, e per qualsiasi causa, arriva a “comprenderlo”, allora cade preda di sconforti e crisi esistenziali.

Ecco, ho tracciato due aspetti che potrebbero corrispondere a due tipi psicologici.

Il primo aspetto lo definirei “tipo dei sensi”. Una donna portata a dare amore e volere amore. Per questo tipo psicologico nessun uomo è meglio di un altro. Tutti possono avere qualità attraenti. Di conseguenza non esiste alcun fidanzato né alcun amante. Ovvero non esiste alcuna categoria in quanto non esiste alcun tradimento.
Se ti identifichi in questo tipo, allora la nostra storia potrà terminare all’improvviso e non conserverà alcuna memoria.

Il secondo aspetto lo definirei “tipo delle passioni”. Questo tipo psicologico vive una sorta di “nominalismo” in quanto dà alle cose il senso che universalmente hanno (e quindi il fidanzato ha un valore, l’amante un altro, il tradimento è immorale) ma si pone nei confronti di questi oggetti in un rapporto passionale, quasi sottomettendosi ad essi, vivendoli per il valore che intrinsecamente hanno, senza riuscire mai a collegarli, e dunque senza mai riuscire a staccarsi dalla superficie sulla quale galleggiano, come isole perdute di una sconosciuta identità.
Se ti identifichi in questo tipo, allora la nostra storia può durare indefinitamente ma non avrà mai un vero futuro.

Rimane a questo punto l’ultima ipotesi, ancora inespressa, quella più vicina alla realtà quale me la figuro.

Il terzo aspetto è che tu abbia vissuta la tua vita solo nella fantasia. Questo può accadere quando si avverte la vita come “negativa”, perché si voleva una famiglia diversa, un ambiente diverso, altri amici, altre occasioni, arrivando a non solidarizzare mai con sé stessi, e rifiutando inconsciamente la propria immagine.
Questo aspetto determina due conseguenze: da una parte, il rifugio in un mondo onirico, costruito secondo le proprie aspirazioni; dall’altra, il senso di una profonda rivalsa nei confronti del mondo reale.
Una persona di questo tipo non amerà mai nessuno, la sua scala di valori morali non avrà mai una reale importanza. Ecco perché una persona di questo tipo può tradire: perché solo il tradimento può affermarla in un mondo che lei non accetta.
E, d’altronde, l’amore esiste solo nella sua fantasia.
Nella vita reale, quella quotidiana, l’amore perde il suo contenuto e aleggia, vuoto involucro etereo, in una sostanziale estraneità.
Ed ecco che il problema per questa persona nasce quando un uomo si innamora di lei e quel sentimento è simile all’amore dei suoi sogni. Ecco il conflitto interiore: la realtà non è più sogno e il sogno è divenuto quella realtà.
Come comprendere la situazione?
Cosa scegliere?
– Ma io non so quale sia la scelta migliore – obietta Abrielle. E ha ragione. Non esiste la scelta “giusta”.

Non è possibile determinare in concreto la qualità e la portata di una scelta.
Non è possibile perché il sistema di riferimento che sta dietro a una scelta è basato sui nostri valori soggettivi. Per cui, qualunque scelta si compia, nell’essere il prodotto della prospettiva di quei valori, può anche risultare fuorviante.
– Ma allora tutte le scelte possibili sono fuorvianti – mi sorprendo a pensare e tento di ridere, ma cosa rido?
Se la scelta dipende da un soggettivo sistema di valori, è proprio nella sua qualità soggettiva che risiede quell’incapacità di essere, in definitiva, una scelta valida.
Ma allora come si può scegliere qualcosa di giusto? E cosa vuole dire “giusto”?
La giustizia è un ideale, un concetto astratto, e noi cerchiamo di uniformare le nostre scelte a questa astrazione…

E allora chiamo Abrielle a gran voce, incurante della paura di entrare nella dimensione della follia, e le chiedo perché abbia scelto di non scegliere.
– Perché tu capissi – mi risponde e un sorriso infantile le dipinge il viso.
– Non potevi spiegarti meglio?
– Non mi avresti compreso.
– Ma come puoi esserne certa?
– Lo sospetto.
– Ma esisti?
– No.
– Vuoi dire che non stiamo parlando insieme?
– Tu lo dici.
– Dimmi di più.
– Tu sai qualcosa di più.

Il trasduttore dimensionale

Ancora una volta non vi fu transizione.
Nessun movimento, nessuna sensazione.

Aveva guardato in alto. Aveva puntato lo sguardo verso un punto nel cielo. Poi un quadrato dimensionale aveva preso forma. Con le mani aveva indicato quel punto lontano migliaia di chilometri dalla terra ed improvvisamente si era trovato lassù a guardare la terra dall’atmosfera. Per un momento si chiese come avrebbe potuto invertire il campo di forza, e tornare indietro, ma fu solo un attimo.

Il trasduttore dimensionale stava funzionando.

Vagabondo

Va’, viaggiatore.
Va’ dappertutto. L’universo è un posto grande, forse il più grande che ci sia. Eppure, dovunque arriverai, ti parleranno del vagabondo dello Spazio.

Anche sui pianeti dove lui non è mai apparso, la sua storia è cantata in ballate e narrata nelle taverne degli spazioporti. La leggenda e il folclore hanno fatto di lui una figura popolare su tutti i dieci miliardi di pianeti abitabili, e su almeno un milione, secondo gli ultimi calcoli, il protagonista di sceneggiati televisivi a puntate è lui.

Il Vagabondo dello Spazio è un Terrestre che non invecchia mai. Porta i Levi’s e un maglione grigio logoro, con toppe di pelle marrone ai gomiti. È affabile e gentile, e non rifiuta mai un autografo. Il suo unico, ma terribile, difetto è che fa domande alle quali nessuno sa rispondere. O almeno ne faceva fino a mille anni fa, quando è scomparso.

Ah, già. Soffre anche di una vecchia ferita al deretano e non può stare seduto a lungo. Una volta qualcuno gli ha chiesto che effetto facesse vivere in eterno.

— L’immortalità è un dolore al culo — ha risposto.

eternauta

Sfumature

La notte è come la seta nera raccolta ai tuoi piedi, ondeggia in pieghe sul nudo aspetto del pavimento in marmo, e scompare nel bordo dei miei pensieri oscuri. È una traccia di stelle, un velo affusolato sulle tue spalle a rivelarmi i segreti della tua pelle, sparsi tra minuscoli brillanti. E’ il dono improvviso che giunge alla fine del giorno da te fino a me, caldo e fragrante, un mondo imbevuto di sole che sostiene le tue ore di veglia. Ed è questa tregua dal mondo reale… queste ore di buio… che appartengono solo a noi.

Ci sono alcune notti dove sono io a condurre il gioco, e le regole sono nelle mie mani… quando lentamente ti sfioro, le mie labbra alla ricerca di quel momento unico quando mi cerchi annullandoti sotto il mio tocco… ma questa sera sei tu a stabilire le regole del gioco. E a un certo punto è inevitabile che io le annulli tutte… perché tu lo vuoi.

Stasera sono il tuo pubblico… l’appassionato voyeur di una scena che mi avvolge in tutte le trappole del desiderio. Tu hai preparato il terreno, la tua arte è evidente nei sottili dettagli… un groviglio di sciarpe di seta scagliate ai piedi del letto… un delicato insieme di corde di velluto che pendono sopra i cuscini… e un tripudio di immagini e passioni che lasciano la notte esplodere nell’aria densa che si muove attorno. Il tuo ingresso su questo palco è languido; i tuoi passi, lenti, come se completamente inconsapevoli della maleducata intrusione della notte. E solo per i miei occhi, ogni movimento è una promessa della tua resa.

Guardo le tue dita scivolare sulla biancheria leggera del tuo vestito, scorrendo lungo le falde di ogni piega, come a provocare i minuscoli bottoni dentro e fuori, sopra e sotto il fresco tessuto. Discende lungo il pendio delle tue spalle nude, la lucentezza pallida della tua pelle e riflette il bacio della luna che osa scivolare da dietro gli alberi, prima di inseguire lentamente le tue braccia e la lunghezza della schiena ed incontrare la sua fine pigra sul soffice tappeto. Fisso le tue dita prendere i lacci del reggiseno, le guardo sciogliere ogni nodo di raso con un delicato movimento tra pollice e indice, rivelando la forma seducente del tuo corpo in pallidi centimetri sotto il tessuto che copre il tuo seno. Il mio respiro sale e scende con il tuo, i miei occhi non si staccano dal modo leggiadro con cui le tue dita si intrecciano in tali movimenti apparentemente negligenti. Le tue mani indugiano sul tuo seno, le loro carezze sono una pallida imitazione delle mie intenzioni.

Le tue mani corrono lungo il rigonfiamento tondo del tuo ventre, i pollici si intrecciano nella seta che avvolge i tuoi fianchi… tormentando il tessuto come un bambino con un giocattolo nuovo, il ricciolo di capelli scuri, appena visibile ai miei occhi, deride i miei sensi non appena le tue dita scivolano sotto gli slip… la mia lingua schiocca le labbra al piacere che stimola il tuo sorriso e i miei occhi si stringono in fessure. Posso godere del movimento languido del tuo corpo quando si china verso il basso, quando il delicato sfiorarsi delle tue gambe aggrappate alla seta bianca lascia cadere i vestiti lungo il rigonfiamento dei fianchi, lasciando i distratti vestiti in terra come un invito ai tuoi piedi.

Il tuo sguardo si blocca nel mio… un’offerta indecente… una domanda… una sfida, non appena le tue dita sfiorano quel triangolo che la mia lingua desidera esplorare. Posso sentire il calore della tua pelle vibrare, e catturare l’aria dolce accanto a noi non appena mi avvicino, e il mio corpo spinge la tua schiena verso il letto. E poi un lieve tuffo, la schiena che si inarca sopra il materasso appena ti prendo, le tue mani implorare i miei fianchi di schiacciare il tuo corpo in un lento, dolce annullamento della tua volontà contro la mia. Assaporo il dolore profondo dei nostri muscoli che si muovono mentre l’aria si muove tesa nella stanza, come i fulmini cantano in un temporale estivo… il dolce irrompere del tuo corpo nel mio… il movimento delle tue cosce che incoraggiano i miei fianchi a ricoprirti… una passione esplodere mentre la notte si muove pigra e si spalanca attraverso piccole ferite nel cielo estivo.

kiss me

 

al cinema

Ricordo quel giorno.
Mercoledì.
pomeriggio.

Ricordo il film che non ho visto.

Ricordo quel giorno.
una storia anonima.
un rapporto mai nato.

mi ricordo.
il cinema vuoto.
l’immagine di un palazzo in decadenza.

mi ricordo l’odore
di una sala chiusa
e popcorn al burro
che si aggrappavano nell’aria.

sono entrato da solo.
un biglietto d’ingresso.
Ero solo.

le luci si sono abbassate
e poi …
come in preda agli spasmi della morte,
l’immagine del palazzo
emise un rantolo pallido
nel buio, e le pesanti tende
lentamente si aprirono.

un rantolo finale.

mi ricordo il tremolio
e la concentrazione.
l’assenza e il fascino.

Ero seduto da solo.
Ero solo,
per quanto mi ricordo.

E ricordo quel giorno.

ricordo i suoi capelli biondi
appena mi si è avvicinata
docile.

Mi ricordo quel momento

Mi ricordo di te.
Mi ricordo la tua presenza,
la tua vicinanza.

Mi ricordo il tuo profumo.
inebriante. muschio. Sentivo il tuo odore.

Mi ricordo le tue mani.
sulle mie spalle.
Ricordo come hanno spostato i miei capelli su un lato
e come mi hai baciato il collo.

Non ricordo di essermi spaventato.
Non ricordo se avevo paura.
Mi ricordo i tuoi occhi.
eri bella.

Mi ricordo il sapore del pericolo.
Mi ricordo un senso di meraviglia.
“Perché proprio io? …”

Nessuna risposta.
e mi hai chiuso gli occhi
le dita sulle mie labbra.

Mi ricordo baci leggeri sul collo …
e farfalle nel mio stomaco …

mi ricordo il tuo respiro
caldo, dolce sul mio orecchio.
Mi ricordo di un sospiro
quando mi sono lasciato andare.
come se cadessi

e mi avevi …
nelle tue mani.

E ricordo le tue mani
mentre scivolavano giù
e si avvolgevano intorno al mio corpo inerme.
Sì, mi ricordo le tue mani
come hanno stretto le mie.

Mi ricordo il tuo respiro.
e le tue mani
dentro la camicia. Mi toccavi
con passione

Mi ricordo il tuo respiro.
e i tuoi sospiri
mi ricordo di essermi girato verso te
e di averti baciato per la prima volta.

Mi ricordo di te.
era estate
ed eri vestita di nero.

Mi ricordo la tua bocca.
come mi hai zittito con la tua bocca.

mi ricordo l’improvvisa fretta.
la salita e il clamore
Mi ricordo di te in ginocchio davanti a me,
tra le mie gambe.
Ricordo il mio viso tra le tue mani.
mi ricordo le tue mani …

Mi ricordo di averti baciato.
in bocca …

mi ricordo.

mi ricordo le tue mani
sotto il vestito
le tue mani, calde e abili.
le dita. che mi toccano.
le mie labbra bagnate.
la mia bocca.
Mi ricordo la tua bocca.
la tua bocca sulla mia.
Mi ricordo il sapore.
il mio sapore
il tuo sapore.

le tue mani afferrano le mie
con le braccia avvolte intorno alla mia schiena.

mi ricordo la fretta
l’ansia nei tuoi occhi,
l’ansia nel tuo bacio, un bacio affamato.
la necessità. il desiderio.
Mi ricordo la tua bocca.
il tuo sguardo fisso.
la tua fame.

Mi ricordo che guardavo gli amanti fare l’amore sullo schermo.
Mi ricordo di aver chiuso gli occhi.
mi ricordo che tutto quello che potevo sentire
era il tuo respiro caldo
tra le mie gambe.

Mi ricordo la tua fame.
Mi ricordo la tua sete.
Mi ricordo la tua bocca.
mi ricordo l’euforia
e la paura di essere sorpresi.
l’emozione. la crescente eccitazione.
la tua bocca
le tue labbra …

E ricordo di aver perduto il mio …
senso del tempo.

Ricordo la violenza,
il mio corpo tremante.
Ricordo di aver sentito il suono della mia voce
un eco rifrangersi nella sala vuota.
Mi ricordo il mio respiro.
pesante.

Mi ricordo la musica, i titoli di coda.
Mi ricordo la marca del tuo orologio.
Mi ricordo che ti ho guardato mentre uscivi dalla sala.
Mi ricordo la mia incredulità
e la gioia.

Ricordo che era un mercoledì.
un biglietto d’ingresso,
un’ammissione di non colpevolezza
né di vergogna.

Ricordo ogni piccolo dettaglio.
ripete e si ripete nella mia testa.
come in un film.

mi ricordo.

Ricordo quel giorno.
Mercoledì.
pomeriggio.

Ricordo quel giorno
Mi ricordo quel film come il film che non ho visto.

cinema paradiso

E allora?

allora …

ti rispondo. Ascolto le tue parole. Guardo la tua bocca. Sostengo il tuo sguardo. Annuisco. Sorrido. Tu parli. Io ascolto. Mi concentro su di te. Quando parli, ti ascolto. Quando apri le tue labbra per parlare, ti guardo. Guardo la tua bocca. Sento la tua voce. Guardo nei tuoi occhi. E ti rispondo. Annuisco, sorrido. Il mio corpo ti risponde. Aperto e disponibile. Senza barriere. Ti ascolto. Guardo. Annuisco. Sorrido. Rispondo a te. Ascolto le tue parole. Guardo la tua bocca. Sostengo il tuo sguardo. Annuisco. Sorrido…

…e respiro… lentamente… inspiro… espiro…

Tu parli. Io ascolto le tue parole ma non le sento. La verità è che non mi interessano. Voglio farti star zitta con un bacio. La mia bocca sulla tua. Ma tu continui a parlare. E in verità quando sento la tua voce, morbida e bassa, mi sciolgo. Ti sento parlare ma sono così distratto dalla tua bocca. Sono troppo preso. La tua bocca mi eccita. Mi concentro su di te. La tua voce sembra dipingere astratte pennellate di lussuria. Mi piace la tua voce. Mi piace la tua bocca. E tu parli. E io ti guardo. Guardo tue labbra muoversi. Le guardo, attento, e immagino di assaggiare la tua lingua, guizzando tra le tue labbra. Vedo la tua bocca. Bagnata. Le tue labbra, muoversi. E sento fame. La mia bocca è secca. Ho sete. Mi sento le labbra secche, mi sorprendo a a guardare ancora la tua bocca. Ho fame. Ti guardo. Ti sento parlare, ma voglio farti star zitta con il mio bacio. Voglio chiudere la mia bocca sulla tua. Voglio schiacciare la tua bocca contro le mie dolci intenzioni malvagie.

Ti guardo parlare. Gesticolare. Le tue mani. Morbide, delicate. Lunghe dita. Mani morbide. Movimenti dolci. Aperti. Voglio stringere quelle mani. Voglio baciare le tue dita. Voglio baciare il palmo della tua mano. Voglio leccarti le dita. Levare il sale dal palmo della tua mano. Voglio tenerti le mani. Voglio le tue mani da tenere. Voglio essere tenuto tra le tue mani. Voglio mettere le tue mani su di me. Voglio le tue mani su di me. Mi sento già dissolto, voglio essere moltiplicato da quelle mani … piegato, modellato, spalmato, persuaso, sostenuto. Ma …

Tu siedi di fronte a me in questo posto animato. Confuso. Rumoroso. E parliamo. O meglio: tu parli, e io sono distratto. Disarmato. Mi sforzo di spegnere i miei desideri e di ascoltare. Ci provo. Ma è così difficile. Mi siedo sulle mie mani per paura che si allontanino a fare cose imperdonabili. Cose che potrebbero distruggere la nostra amicizia. Anche se, nella mia mente, mi sento ormai un altro. Frammenti della nostra amicizia vengono cancellati. La linea invisibile che separa gli amici, e impedisce loro di tuffarsi nella zona degli innamorati, è in frantumi. Vaporizzata. Demolita. Distrutta. E ormai, forse… in modo irreparabile.

Ma ti guardo, e continuo ad ascoltarti, come se nulla fosse. I miei occhi guardano il tuo viso. E capisco che… mi sono perduto.

Sì, perduto.
Mi sono perso.
Perso dentro te. Perso nei miei pensieri. Distratto. Confuso. Frustrato.

Rimango seduto sulle mie mani per tenerle sotto controllo. Mi mordo il labbro inferiore. Tutto quello che posso vedere sei tu. Tutto il resto sta svanendo nell’oblio. Sfocato. Mentre sei tu il mio fuoco. E guardo ancora i tuoi occhi. Le tue mani. La tua bocca. Le mani. Il collo. Le mani. Il grembo. I tuoi occhi. I tuoi capelli. Il lobo dell’orecchio destro. La punta delle dita. La lingua. Il ginocchio destro. E ancora le mani. I tuoi occhi. Il collo. La bocca. La bocca. La bocca. il tuo sesso. La bocca. Le cosce. Il tuo grembo. La bocca. Il tuo sesso… il tuo sesso… il tuo sesso…

Sento la tua voce. Morbida e bassa. Ma le parole si perdono in questa giungla. E io sono perduto. Mi mordo il labbro. Mi siedo sulle mie mani. Sento i brividi, sento caldo. Mi sento. oh dio … Riesco a sentire più di quanto dovrei. Sento molto molto di più di quanto tu creda. Per una frazione di secondo, mi sento colpevole – come se ti stessi violentando, con i miei occhi, abusando di te con la mia mente. Lo sento. Sono eccitato, questo è certo. Ma tu continui a parlare, e io ad ascoltare. Sembri completamente all’oscuro di questo caldo soffocante. Questa ondata di desiderio struggente che sto cercando invano di contenere. Temperare. Domare. Tenere sotto controllo.

Dentro me c’è come un diluvio. Un’alluvione. Piccoli terremoti. Uragani. Un nubifragio. Un diluvio. Una tempesta.

Le mie mani… Ho girato i palmi rapidamente, e tu parli. Io ascolto, ma queste mani potrebbero andare, sfiorare le tue gambe, insinuarsi dolcemente tra le cosce. Sentire. Sfiorare. Potrei farlo, anche ora che mi stai guardando, ma forse… non è tanto sicuro. E’ meglio immaginare piuttosto che rischiare di perdere quel poco che ancora abbiamo.

Mi mordo le labbra. La mia bocca è secca. Sono teso.

Guardo la tua bocca mentre parli, come inclini la testa nella mia direzione. Ti ascolto. Ma non ti sento. Tutto quello che posso vedere sei tu – e mentre ti guardo, penso di tenere fermo il tuo viso tra le mie mani, schiacciare la mia bocca contro la tua. Tu parli e tutto quello che posso pensare è quanto vorrei sentire il tuo odore … sentire manciate di capelli nelle mie mani … farti sentire la mia eccitazione. E sfiorare con la lingua il lobo delle tue orecchie … morderti il collo… sentire la tua pelle … far scivolare le mie mani sotto il tuo maglione, slacciare i tuoi jeans. La mia testa si sta perdendo nel pensiero di quanto desidero baciarti a lungo e sentire le tue mani sulle mie gambe, allora mi spingo sempre più vicino. Così posso provare…

…ma in realtà, sono sempre seduto, immobile, e continuo a sentirmi in colpa. I miei occhi sono fissi su di te, ma è tutto inutile, ormai sono perduto. Non ho sentito una parola di quello che hai detto. Mi sento male, e tutto quello che posso vedere è la tua bocca – le tue labbra – la lingua. I tuoi occhi guardano dritto verso di me, ma tutto quello che io voglio è…  fare l’amore. Questo pensiero mi divora. Voglio stare dentro di te, ti voglio immobilizzare a quella sedia e sentirti muovere dentro di me, le gambe avvolte al mio bacìno. E al diavolo tutto il resto.

Ma sto sempre seduto e ti guardo parlare. E non so cosa fare. Me ne rimango così, solo, perso in questa giungla. Questa giungla di parole e di spazi in mezzo a noi…

E ripenso a tutte le occasioni mancate. Se avrei potuto fare qualcosa di più, qualcosa che mi avesse aperto la tua porta.

oh cazzo… quella notte. Sì, più tardi, quella notte. Avrei potuto fare di più in quel bacio. Tu eri in mutande. Avrei potuto fare molto di più… Come avrei voluto lasciarmi andare. Lo volevo. Lo volevo disperatamente. Ma tu lo sai come mi sentivo? Mi hai visto? L’hai sentito? Lo volevo. Volevo solo che fossi tu a prendere l’iniziativa e fare di me quello che volevi…

ma intanto sono ancora qui, e rimango seduto.
Dio come ti voglio… E invece ti guardo.

Ti guardo e ascolto. Diventa tutto insopportabile. Allora mi alzo e vado al bar a ordinare un altro drink. Non posso sopportare tutto questo. Vado fuori per una sigaretta, devo trovare il modo di uscirne. Ma voglio anche darti un bacio. Voglio fare ogni sorta di cose con te, e lasciarti abusare di me come vuoi. Ma tu sembri non capire. Allora? Lo vuoi o no?

Tu stai seduta di fronte a me e parli. Sono seduto di fronte a te e cerco di stare fermo, rimanere immobile, assente, per paura di soccombere a questi desideri, alla mia passione, e perdere tutto, completamente.

Tu non conosci la furia di quelle tigri in gabbia che ho dentro, è possibile che non te ne accorgi? Non riuscirò a trattenermi ancora a lungo. A un certo punto, da qualche parte, qualcosa potrebbe accadere…

ma per ora rimango seduto e i miei occhi volteggiano su di te. Lo vedi? Lo senti? Puoi sentire i miei occhi desiderarti? il mio sguardo spogliarti. toccarti. Posso quasi sentire il calore del tuo corpo. Posso sentire il tuo odore. Voglio baciarti. Voglio sentirti dentro. Voglio muovermi lentamente, in profondità. Più profondo. Posso bere la tua bocca. Sentire le tue mani. sfiorarti il collo. I miei occhi vagano, ebbri – io sono pronto…

Tutto intorno a me è confuso. Le voci diminuiscono, le conversazioni rallentano, fino a diventare solo rumore. Rumore … la gente si muove intorno a noi lentamente, un movimento sfocato. Tu, io, siamo in animazione sospesa dentro di me. Tu sei seduta di fronte a me e parliamo. Io sono seduto di fronte a te e ti ascolto, ma sopra di noi, da qualche parte, stiamo facendo l’amore. Mi trovo a parlare con te, sì … tu parli con me, ma io sono distratto. distratto, perché proprio accanto a me, ti vedo e vedo me sopra di te. Con la coda dell’occhio, guardo come facciamo l’amore. Come siamo uniti, con forza, con intensità, stringendo, ansimando, lottando, rabbiosi… con quale intensità stiamo cercando di salire l’uno dentro l’altro.

In realtà, siamo rimasti sempre seduti, uno di fronte all’altro. Seduti su questi desideri vuoti. E continuo a guardare la tua bocca e sento che la mia è secca.

Ho sete.
un altro drink? Sì.

Mi mordo il labbro per deglutire. Poi i piccoli terremoti al mio interno si placano, e mi chiedo se si sente nulla di tutto questo caos … nulla di tutta questa lussuria e di questo vorace desiderio dentro di me … nulla del caldo soffocante di questa giungla… E mi chiedo se hai capito che mi ero perduto. Perduto e assetato di te.

Sì, ti rispondo.

Sì.

sai come mi sento? sì?

no?

e allora? …