Quella notte

Ho camminato sulle mie deboli ginocchia
per settimane
inciampando sulla ghiaia
gli occhi lividi
lottando invano
per ritrovare il ricordo di quel giorno perduto
nel fondo di un bicchiere
ormai vuoto.

Penso che rabbrividire
e piangere
non mi faranno ricordare quella notte
troppo caldo
troppa luce.

Solo una scena nella mia mente
rimane indelebile
il contatto con la pelle sul divano
e poi, labbra in movimento
tazzine di plastica decorate di bianco
forse una carta oleata
dove i resti di una vodka
si posarono nella parte inferiore
il momento che ho cercato di sedermi
oscillavo lievemente come un pendolo
mi ha fatto ridere

quell’istante non è cambiato
dall’essere il solo
ad essere fuori dalle mie mani
la transizione del secondo successivo
nell’oscurità insondabile,
mi ha svuotata,
e ho provato dolore

E poi più nulla.

Ancora,
trovo le mie dita scavare nei miei palmi.
Nascoste
come per stare al sicuro.
Protette.
Intatte.

Non riesco mai a ritornare a quella notte
l’ho persa…