Quando il tuo silenzio è diventato così forte?
Sono disteso, sveglio, nel buio.
so che lei è lì…
in ogni respiro, ogni sospiro
in ogni sfarfallio
In un angolo dell’occhio
danza, come fiamma.
Sento la notte dietro di me
rivestita di una coperta pesante
blu scuro, nero profondo.
Nessuna stella in cielo
mi sento vuoto
in astinenza da farmaci
esausto
come un tappeto logoro
o un panno strizzato.
Ti prego, lasciami stare…
insegui qualcun altro
lasciami in questa non-vita
senza futuro
e nessuna gioia.
Un lampione riempie la mia finestra.
Lunghe ombre del mio corpo si sfiorano
contro il soffitto.
Ho abbandonato il mio corpo
o sto solo sognando?
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Le regole del gioco
Non ho mai imparato le regole del gioco.
Ogni volta resto tramortito, attonito di fronte al ripetersi degli eventi.
E mi sconvolge quanto tutto sia sempre privo della sostanza che mi sembrava di scorgere.
Sempre meno di quanto sembrava.
E’ il mio modo di sopravvivere. Finisco sempre col sorriso.
Un sorriso ogni giorno più ampio per coprire un dubbio crescente.
Nessuno conosce nessuno?
Siamo tutti così lontani, separati e inconciliabili?
Mi allontano in punta di piedi, sperando di non far rumore,
per non svegliare la mia anima.
Ma poi basta una frase, un’immagine, un pensiero…
una cosa da niente che stordisce
e fa tremare le pareti
e mi accorgo per un momento di avere gli occhi umidi di pianto.
Ma passa in fretta.
Anche il miglior frastuono diventerà un sussurro
se lo lascio abbastanza lontano.
Profumo di donna
Riconoscevo il tuo profumo
molto prima che tu entrassi nella mia stanza.
Si arricciava dolcemente intorno alla porta d’ingresso
gelsomino, vaniglia e chiaro di luna,
un morbido fremito contro il legno e il vetro.
Seguiva il basso mormorare del tappeto di seta
sui pavimenti di cipresso
e su per le fresche scale di marmo,
avvolgendo ogni filo e fibra
nei caldi peccati dell’estate.
Si è seduto infine sulle mie labbra
indugiando nel dolce e fragrante sapore
della tua pelle contro la mia.
Dove sei, Abri?
Posso dirti che ti amo?
Un pò, solo un pò…
in ogni caso poi ritratto.
E’ ovvio che non è così… si fa per dire
per far poesia, passare il tempo… dire qualcosa.
Posso lasciarti?
Non a lungo, si capisce
ciò che mi interessa è il momento.
Un test, il tempo di un discorso
poi rimetto tutto a posto.
Posso cancellare gli ultimi mesi?
Mi serve un minuto, una sbirciatina.
Che ora non mi viene
di ricordare com’era… com’ero…
Posso morire un attimo?
Non di più, torno subito…
che d’esser morto non mi va.
Solo il tempo di un riavvio…
Abri, se stai leggendo queste righe, non ti sto chiedendo di ricominciare, probabilmente ho fatto il mio tempo, o forse è solo la tua vita che è cambiata, così come la mia…
ma va bene così, come vanno bene anche quattro parole e un punto esclamativo…
perché, se hai voglia di scrivere a uno dei tuoi fantasmi… qualche volta… per dire qualcosa o per non dire niente…
sappi che ci sono ancora…
Bittersweet
Odio dove la mia vita è arrivata. Odio non sapere dove sta andando. Sei mesi fa pensavo che stavo finalmente iniziando a capire le cose. Ora tutto sta scivolando via. Sta cadendo a pezzi. Ora vado a letto ogni singola notte pensando: “Forse stanotte sarà la notte giusta. Forse… non mi sveglierò domattina”. Ma non è mai così, e c’è sempre qualcosa di melenso in questo. C’è qualcosa di melenso nell’esistere. Qualcosa di dolceamaro.
Odio chi ero e odio anche chi sto diventando. È abbastanza banale dire semplicemente che cambierai e diventerai la versione migliore di te stesso, ma in realtà non è mai così semplice. Agire di conseguenza ti toglie così tanta vita. Richiede tanta energia e motivazione di cui non dispongo. È estenuante. Mi consuma. Non riesco mai a sopportare me stesso. E purtroppo ho solo me stesso per compagnia e sono la peggiore compagnia esistente. Bloccato da questi pensieri invadenti. Una nostalgia melensa. Nostalgia amara.
Forse ci sarà una svolta. Forse le cose andranno meglio. Forse… me lo dico da anni e anni, ma devo ancora vedere la luce in fondo al tunnel. C’è solo oscurità. Ho toccato il fondo molto tempo fa e non sono mai stato abbastanza forte per risalire. Ero in trappola, ma ora sono proprio nel posto dannato che merito. Forse è brutto che io sia sceso a patti con la mia anima, ma non sono nemmeno sicuro se ho ancora paura. Se riesco a sentire ancora qualcosa. Diavolo, sono qui da così tanto tempo ormai che le ombre e i demoni devono pensare che io sia uno di loro!
Il guscio di una stella caduta abbattuto da un desiderio infranto. La sagoma di una giovane ragazza persa nelle sue fantasie vanificate. Vuoto. Insignificante. Inutile.
L’Unicorno
Il suo unicorno si innalza leggero
e sogna
un abile approccio
in qualche modo
senza spine
con qualche piccolo dono,
se necessario,
o forse
un’offerta di pioggia
lasciata morire sull’erba.
Lei percepisce
le mascelle
devastare la foresta
e il bianco delle lunghe gambe
insegnarle
il valore della paura.
Ma quegli occhi
si svuotano nel suo sguardo,
e le spire del desiderio
avvolgono
un braccialetto
al suo polso
e il suo fianco caldo
le racconta un nuovo mito
non più assetato di sangue.
