Ciao Abrielle.
Pensavo.
Questa notte pensavo.
E ripensavo alle email che ci siamo scritti.
Tutte quelle parole che ci siamo detti e che mi hanno dato ogni tanto l’illusione di vivere una realtà alternativa.
Uno dei miei possibili stati quantici, temo.
Allora volevo fare la cosa giusta per continuare.
La cosa giusta.
Ma tu non rispondi, stai vivendo la tua vita, e forse è proprio questa la cosa giusta.
E dunque, via.
Cancellato, andato.
Perché forse le mie parole hanno fatto il loro tempo.
E anche queste righe ti sfiorano appena.
Allora sono rimasto così.
Come ero all’inizio.
Inespresso.
Arrivederci allora.
In un altro universo, probabilmente.
Anche se io rimango ancoràto ancora in questo.
E in questo, mi manchi.
Massimiliano,
Oh, lo so.
Ma voglio che tu sappia che ho sempre, sempre risposto alle tue mail.
Solo che non sono riuscita a premere Invio.
O a ordinarle sulle righe. Anche queste parole, vedi, non hanno un filo. Sono un bucato di calzini spaiati sparsi sull’erba.
Ti chiedo scusa.
Penso che, semplicemente, sentissi che non erano le parole giuste.
Non me la sono sentita di mandarti calzini spaiati. Onestamente, li avresti voluti? …
Già. E così, ti ho cullato nel mio silenzio.
Ma le tue parole non sono state sprecate. Vedi, stranamente, anche se sei l’unico al mondo a conoscere questo indirizzo e quindi, per ovvi motivi, non vengo qui ogni giorno… Stranamente ho sempre controllato questa posta non solo il mese giusto, ma persino la settimana. Spesso, poche ore dopo che tu m’avessi scritto.
Un caso? Forse. Ma se controllavo questa posta, stai certo che era perché ne avevo bisogno. E’ dolce, lo sai, non essere dimenticati. Ti ringrazio per avermi ricordata per così tanto tempo, anche mentre “vivevo la mia vita”.
Anche tu non sei stato dimenticato. Sono parole giuste, un bucato ben fatto, e voglio che ti raggiungano.
Se questo è un addio, allora addio, Massimiliano.
Con nostalgia,
Invio.